Giornata di sciopero e protesta per la scuola. Ma questa volta si tratta di una mobilitazione tutta particolare. A scendere in piazza, con tanto di manifestazione, sono infatti niente di meno che i presidi.
Motivo della protesta, che interessa 1200 dirigenti scolastici, è la questione dei vincoli di mobilità. Lo slogan per il sit-in in programma in piazza Bernardino Feltre è “Scendiamo in piazza per cambiare le regole”.
Il problema è annoso. Le norme di fatto rendono impossibile lo spostamento da una regione all’altra e quindi per chi si è dovuto spostare anche di centinaia di chilometri al momento dell’assunzione dell’incarico l’avvicinamento a casa resta una chimera.
In verità il limite alla mobilità interregionale è per il triennio 2022-2025 è salito al 60% dei posti vacanti e disponibili di ciascuna regione. Nonostante ciò i presidi che attendono di poter svolgere l’incarico nella regione di residenza sono oltre mille.
Per i sindacati si tratta di una vicenda assurda e che deve essere risolta una volta per tutte.
Come sottolinea Rosa Cirillo, dirigente nazionale della Uil Scuola, “vanno eliminati gli ostacoli al rientro dei dirigenti scolastici, assicurando la loro titolarità per ogni istituzione scolastica autonoma, anche in prospettiva di un prossimo bando di concorso regionale a dirigente., La mobilità interregionale dei dirigenti è inadeguata e ingiusta verso la categoria, i numerosi dirigenti che hanno manifestato oggi sono in servizio da anni, rigorosamente fuori regione di residenza. Il loro è un problema serio e reale”.
La problematica è particolarmente pesante per chi abita nelle isole. Di questa categoria si è fatta portavoce Adriano Rizza, dirigente della Flc Cgil Sicilia, che evidenzia come a seguito dell’accorpamento degli istituti il rientro nella propria regione diventa impossibile. “In Sicilia oltre 500 scuole, delle attuali 812 – spiega Rizza – sono sotto la soglia dei 900 iscritti. Questo comporterà la scomparsa di oltre 100 istituzioni e le province più colpite saranno quelle delle aree interne. Un taglio che oltre a comportare una perdita drastica di personale dirigente ed amministrativo, rischia di compromettere il buon funzionamento delle attività”. “Dal punto di vista della mobilità interregionale dei dirigenti, inoltre, quest’ultima scure – conclude – si va ad aggiungere ai forti limiti imposti dal contratto collettivo. Tali limiti, pensati per i concorsi regionali, sono rimasti validi anche per i dirigenti assunti con contratto nazionale. Una vera e propria beffa, se si considera che il mancato avvio della trattativa per il rinnovo del contratto ha impedito di rimediare a questa stortura”.
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